Il cardinale Alessandro decise, intorno al 1579, di aggiungere ai Giardini Bassi un grande parco molto più vasto, diviso in quattro ripiani, dove poter rilassarsi ed intrattenere ancor di più i suoi ospiti. Salendo una serie di scale che partono dai Giardini Bassi e percorrendo dei magnifici viali alberati, si giunge al primo ripiano dove si trova la grande fontana circolare “del Giglio”. Da due padiglioni parte una duplice scala che conduce al secondo ripiano; nel mezzo è posta una Catena di Delfini in peperino nella quale scorre acqua. Su questo ripiano si trova la fontana detta “dei Fiumi”, composta da due giganti che gettano acqua in un grande bicchiere che poi, traboccando, cade per finire in una grande vasca sottostante. Con due scale semicircolari si arriva al terzo ripiano, adibito a giardino, circondato da alte Cariatidi e composto da riquadri di siepi con piccole fontane in peperino. Nel centro sorge la Palazzina, realizzata tra il 1584 e il 1586, il suo progetto viene attribuito al Garzoni. L’elegante edificio si compone di due piani; nel piano terra vi sono cinque camere ed una loggia, mentre nel piano rialzato vi sono quattro stanze con due logge e nello spazio intermedio fra le sale vi è una piccola cappella. Le stanze sono affrescate soltanto nella volta con scene mitologiche e grottesche. Attraverso una doppia scala cordonata, composta da Tritoni in peperino che gettano acqua in piccole vaschette, si accede all’ultimo ripiano. Questo è composto da una vasta platea abbellita con ninfe cavalcanti animali marini e Tritoni che gettano acqua in tazze di peperino. Al centro della piazza si trova un’elegante fontana in marmo con intorno una pavimentazione in mosaico raffigurante gli stemmi dei Farnese. Percorrendo un lungo viale si giunge ad una grande porta chiamata Porta dei Gigli, superata la quale, si accede alla strada che conduce alla Cassia Cimina.
Probabilmente edificato intorno alla metà del XVI secolo dalla famiglia Laurenzi, venne ristrutturato nella prima metà del XVII secolo dalla famiglia dei conti Sebastiani.
Appartenevano a questa famiglia il pittore di origine maceratese Giuseppe Bastiani (1569-1638) ed il Servo di Dio Mons. Girolamo Sebastiani, Vescovo Carmelitano (1623-1689).
Nel 1803 vi soggiornò il re di Sardegna Carlo Emanuele IV di Savoia.
Palazzetto sito in piazza Vignola, venne edificato nella prima metà del XVI secolo dalla famiglia Moscheni. L’eleganza del portale d’ingresso e delle linee della facciata, denotano una probabile progettazione vignolesca. I Moscheni, ricca famiglia di origine bergamasca, furono molto influenti a Caprarola, ciò è dimostrato dal fatto che fecero costruire a proprie spese nell’arco di tutto il XVI secolo, chiese, cappelle e contribuirono al mantenimento del monastero delle Agostiniane.
Venne edificato nella seconda metà del XVI secolo da Ercole Mariani, prelato domestico e maestro di casa alle dipendenze del card. Alessandro Farnese dal 1567 al 1578 circa. Il progetto di questo palazzo si deve all’architetto Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573), come risulta dal contratto di appalto per i lavori risalente al 1571, che colloca la costruzione dell’edificio nelle vicinanze della Chiesa della Madonna della Consolazione.
Nel secondo dopoguerra Palazzo Farnese fu scelto come residenza estiva dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e ciò comportò una serie di opere e migliorie per tutto il paese. Tra il ’53 e il ‘56 fu elaborato un Piano Regolatore Generale di Caprarola, che permise lo sviluppo urbanistico attraverso il ricongiungimento con le zone di espansione e degli edifici scolastici cercando di salvaguardare il complesso monumentale di Palazzo Farnese. L’espansione edilizia doveva essere realizzata oltre uno dei due fossi che delimitano l’abitato e si scelse di espandersi verso ovest oltrepassando il fosso del Pilo con il grande Ponte degli Eroi e la Strada Nova, l’attuale viale della Repubblica, moderna circonvallazione che tolse il problema del transito di mezzi pesanti nel centro abitato, raccordandosi alla Cassia Cimina.
Il Palazzo apparteneva alla nobile famiglia dei Pettelli, i cui membri avevano il titolo di conti e ricoprirono numerose cariche importanti nel corso del XVI e XVII secolo. Intorno al 1812/1814, risulta che vi fosse una torre campanaria e degli affreschi risalenti alla fine del XVI secolo. Questo palazzo ospitò nel 1725, per l’Anno Santo, i reali d’Inghilterra: il re Giacomo III e la regina Clementina, come è riportato nell’iscrizione posta sopra il portone d’ingresso. Di notevole interesse il portale a bugnato.
Qui dove oggi sorge il Palazzo Fusaro, nel XIII secolo venne eretta una rocca difensiva dalla potente famiglia dei Prefetti di Vico, che possedevano già un castello in prossimità del lago di Vico. Fu distrutto nel 1352 dal cardinale Albornoz, che lo tolse ai Prefetti. Ricostruito con torri rotonde, fu nuovamente incendiato nel 1435 dal cardinale Vitelleschi, che tentava di ristabilire nel territorio il potere pontificio. La rocca fu oggetto di numerose trasformazioni fino alla radicale modifica avvenuta nella seconda metà del XVI secolo durante la costruzione della via Diritta. A causa dell’attraversamento della Via il complesso fortificato fu diviso in due blocchi: uno verso la contrada Fornella e uno verso la piazza Sicilia. Quest’ultima parte, la più significativa, fu trasformata nell’attuale palazzo, adibito a Cancelleria dal cardinale Alessandro Farnese, del quale si vede scolpito lo stemma sopra il portone d’ingresso. Verso la fine del XVIII secolo i Borbone, subentrati ai Farnese, lo cedettero alla famiglia Frizzotti che vi allestì una farmacia, rimasta attiva anche quando passò in eredità alla famiglia Fusaro. La facciata presenta un bel portale bugnato e una loggia a pilastri nel sottotetto. All’interno rimangono antiche tracce come una scala a chiocciola nel torrione, la quale termina con un piccolo porticato realizzato per allineare il muro preesistente con l’asse della via Diritta. Si trovano inoltre una cucina, due gabinetti a butto e vasti sotterranei.
I giardini progettati dal Vignola e realizzati entro il 1583, attuano compiutamente la trasformazione della rocca in villa e si connotano come giardini segreti cinti da un alto muraglione. Dalla camera dei Giudizi si accede a quello chiamato “dell’Inverno” e dalla camera dei Lanifici a quello chiamato “dell’Estate”, mediante due ponti che in origine erano mobili. I due giardini sono collegati tra loro soltanto in un angolo, ove si trova la fontana del Pastore. Alla fine del viale centrale, nel giardino dell’Estate, vi è la grotta delle Neiadi. Nel giardino dell’Inverno vi è una grande grotta detta “dei Satiri”; stalattiti e stalagmiti, creano uno scenario grottesco in mezzo al quale spuntano dei satiri, silvani ed altre divinità marine di calcare (viene anche chiamata Infernaccio). Di particolare interesse sono le quattro statue in peperino delle Hore con funzione di meridiane, poste al termine dei ponti di collegamento col palazzo.
Palazzo Gherardi sorge all’estremità della “via Diritta”, vicino al Palazzo Farnese ed è oggi sede del Comune. La sua costruzione iniziò nel 1573 e fu ampliato, con l’acquisto di immobili vicini alla chiesa di San Rocco, intorno al 1580 per volere di Mattia Gherardi da San Casciano, nominato da papa Paolo III Farnese nel 1535 Mastro Generale delle Poste Pontificie, carica che detenne fino al 1575 e per la quale può essere definito il fondatore del moderno servizio postale pontificio. Il Gherardi sovrintese i lavori del cantiere del Palazzo Farnese e intorno al 1573 iniziò a far realizzare per sé e per suo figlio Marcello una dimora in stile vignolesco, i cui lavori furono terminati nel 1580. Nel 1602 l’edificio fu acquistato dalla Confraternita della Croce e Disciplina per destinarlo a monastero; i lavori di trasformazione del palazzo in convento furono ultimati nel 1611, e il convento, dedicato ai SS. Agostino e Rocco. Confiscato dopo il 1870 e completamente ristrutturato dall’Architetto Iannoni, fu adibito a sede comunale ed abitazioni. Il Palazzo, dopo aver subito numerose ristrutturazioni presenta solo a grandi linee la sua struttura originaria. Notevoli il portale bugnato con lo stemma cittadino e la facciata arricchita da stemmi e lapidi.
Costruito dagli Anguillara alla fine del secolo XIV (intorno al 1370), fu ristrutturato dai Riario, quando ebbero in vicariato Caprarola (1471). Subì notevoli modifiche intorno al 1570, quando per l’apertura della via Diritta venne tagliato demolendole una parte. L’antico castello si innalzava sulla roccia ed era dotato di torrioni angolari, di cui ne restano inglobati nella costruzione due quadrati e uno circolare, si compone di sette piani di cui tre al di sotto della via Diritta. Le finestre dei piani nobili riportano tutte sugli architravi l’iscrizione Alessandro Riario, Cardinale e Auditore Apostolico. Nel 1771 il palazzo fu danneggiato dalla caduta del campanile della Chiesa di San Michele Arcangelo. Sulla facciata è visibile una lapide in cui è ricordato che nel 1878 qui esisteva un mulino oleario a vapore chiamato “Il Progresso”.